Una vignetta del sempre grandissimo Quino
Ho deciso di creare un post dalla lunga risposta che ho dato sul sempre interessante blog di Lettere Scarlatte; sembra anzi che la discussione abbia preso un'avvincente piega che porterà a ulteriori riflessioni sull'argomento.
Durante i miei (miseri, devo ammettere) studi di filosofia, mi sono imbattuta in un concetto che mi ha molto affascinata: la "differenza indifferente". Ovvero: il Sistema vigente ti offre la possibilità di fare/essere tutto quello che vuoi, purché tu rimanga dentro di esso - al Sistema è indifferente che tu sia (ad esempio) di sinistra o di destra, fino a che ti muovi nella cornice che lui ha delimitato per te. Dandoti una (illusoria) possibilità di autodeterminazione, il Sistema ti induce a ritenerti differente dalle altre persone; ma, essendo la tua autodeterminazione circoscritta entro regole ben precise, si deduce che la differenza da te espressa risulta indifferente al Sistema . Questo concetto può essere applicato in senso sociale (donna!, studia/vai a lavorare oppure no, basta che ti sposi/sforni dei figli), economico ("preferisco comprare prodotti Garnier piuttosto che L'Oreal" - fa pure, tanto entrambi i marchi appartengono alla stessa multinazionale), politico ("io voto il centro-sx, non centro il centro-dx" - liberissimo, tanto entrambi gli schieramenti si muovono dentro una prospettiva globale liberista-capitalista).
In Occupy e negli Indignados io vedo tutto questo: vedo movimenti di protesta che non vogliono smantellare il Sistema, limitandosi a proporre una critica che si colloca entro il suo stesso perimetro, non proponendo altri concreti modelli che potrebbero essere alternativi a quello vigente - similmente, del resto, al movimento degli studenti bianchi statunitensi degli anni '60/'70.
Guardando all'Italia, il crollo dell'Unione Sovietica all'inizio degli anni '90 (ero una bambina e assolutamente non capii la portata storica dell'avvenimento), ha gettato la sinistra italiana in un baratro di identità da cui, a mio parere, non è più riuscita a uscire. La cosa che mi addolora di più è stata vedere questa sinistra inerme e incapace di difendere il proprio passato di fronte agli attacchi che le sono e che le stanno piovendo addosso da parte di personaggi privi di qualsivoglia forma di onestà intellettuale: la parola "comunista" è diventata un insulto peggio che "fascista", quando chi, come me, si dedica allo studio della Storia, sa bene che il PCI non è paragonabile al PCUS per una serie infinita di motivi (non starò ad enumerarli, basterebbe leggersi un po' di saggi e studi storici di assoluto pubblico dominio per poter rendersi conto dell'assurdità del paragone).
Vedo la memoria storica sciogliersi, liquefarsi giorno dopo giorno sotto l'acido susseguirsi di manipolazioni, revisionismi, rettifiche, approssimazioni; e la cosa che mi fa male è constatare che nessuno, veramente, la difenda e contrasti pubblicamente in maniera efficace (e sottolineo efficace, nel senso di abbandonare gli intellettualismi e di porsi al livello dell'interlocutore) questa deformazione del reale.
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