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martedì 29 gennaio 2013

Brunetta ci iNpara la storia




Si sa che sovente le dichiarazioni del Silvio vengono fraintese & travisate; fortunatamente, c'è il caro ex ministro della Repubblica Renato Brunetta che funge da traduttore simultaneo:

“Il pensiero comune italiano è quello espresso da Berlusconi, vale a dire che Mussolini è un dittatore che ci ha portato in guerra e ha fatto le leggi razziali, che sono un abominio. Che però il regime fascista negli anni Venti abbia prodotto un welfare per le masse senza democrazia, di cui alcune cose, come l’Inps, durano ancora oggi, simile a quello prodotto in Unione sovietica, gli italiani lo sanno”. ”Questo non può giustificare nulla di quella dittatura – spiega Brunetta – però descrivere senza demonizzazioni e senza strumentalizzazioni è possibile. Abbiamo un presidente della Repubblica che ha giustificato le invasioni sovietiche, possiamo benissimo avere un ex premier che, in maniera corretta, dica esattamente cos’è stata la dittatura di Mussolini, senza demonizzazioni, senza parole fuori contesto. Quando la sinistra prenderà le distanze in maniera netta e precisa dal comunismo, sarà sempre un bel giorno”. “L’unica cosa da dire – conclude Brunetta – è che forse le parole di buon senso di Berlusconi erano collocate in un momento sbagliato, di estrema delicatezza come la giornata della memoria. Gli italiani pur condannando il regime riconoscono nella storia quello che è stato e quindi anche si riconoscono, in parte, nelle parole di Berlusconi”.


Che bello, Brunetta ci iNpara la Storia d'Italia, la Storia con la "S" maiuscola! 

Il revisionismo storico è sempre andato di moda: la povera Storia è sempre stata la vittima indifesa di coloro che si sono susseguiti sugli scranni del potere, che l'hanno deformata e piegata a seconda degli interessi del momento (questo in qualsiasi luogo, in qualsiasi momento, da qualsiasi colore politico).




Qualcuno era comunista




"Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana.

Qualcuno era comunista perché credeva di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.

Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo.

Perché sentiva la necessità di una morale diversa.

Perché forse era solo una forza, un volo, un sogno era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.

Sì, qualcuno era comunista perché, con accanto questo slancio, ognuno era come… più di sé stesso.

Era come… due persone in una. 

Da una parte la personale fatica quotidiana e dall'altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita.

No. Niente rimpianti. "

Ciao nonno.